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Chiesa di Santa Lucia

Comasine

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Lasciato in nucleo abitato di Comasine, percorrendo la strada che porta verso la montagna, si raggiunge la sommità del colle, comunemente chiamato Castello, su cui sorge la chiesa dedicata a Santa Lucia. Il luogo, particolare per la posizione e la morfologia, è reso singolarmente suggestivo dalla presenza della chiesa e del suo cimitero. La chiesa infatti è divenuta uno dei simboli non solo della Val di Pejo, ma pure della Val di Sole grazie anche alla sua notevole emergenza paesaggistica. Gli studi e il rinvenimento di reperti avallano l’ipotesi che il luogo ove essa sorge sia stata sede di un castelliere e la tradizione vuole che sia la chiesa più antica della “Valletta”. Infatti di fronte al vecchio ingresso si legge: “Questa chiesa eretta da tempo immemorabile circondata dal portico verso il 1500 che servì da cimitero fino al 1866 fu decorata l’anno 1940”.

L’edificio attuale fu eretto per volontà dei numerosi minatori impiegati nelle vicine miniere di ferro che richiamarono una forte immigrazione anche dalle regioni limitrofe. La chiesa costituisce così la testimonianza di una passata fiorente attività industriale e l’espressione tangibile di una viva devozione popolare. 

L’edificio si presenta ora piuttosto infossato nel terreno circostante; è affiancato da un piccolo cimitero e da uno slanciato campanile. La copertura in scandole di legno caratterizza in modo suggestivo l’organismo che presenta, come unico lato libero, l’abside con una grande apertura ad occhio.

Un ampio porticato, probabilmente suggerito dall’abbondante neve e dalle frequenti valanghe, raccorda verso monte la chiesa con il terreno e ripara verso valle l’ingresso della chiesa. Sul lato minore del portico è presente, addossata alla parete di fondo, un’edicola in pietra di gusto rinascimentale (1530), con piedritti e timpano scolpiti con motivi a losanga.

Il campanile in pietra ha la cella campanaria aperta sui lati da quattro bifore romaniche ed è concluso da slanciata cuspide in pietra. Colpiva l’attenzione del visitatore che raggiungeva il luogo l’imponenza della grande figura di San Cristoforo, ormai irrimediabilmente danneggiata dalle intemperie. Si ritrovava anche qui l’espressione di un’usanza dettata dalla devozione popolare che vedeva in questo santo il protettore contro la peste, le calamità naturali e le valanghe, quest’ultime particolarmente ricorrenti su questo versante.

Un portale gotico, affiancato da due finestrelle, dà accesso alla chiesa che si presenta ad unica navata suddivisa in due campate coperte da volte a crociera sottolineate da costoloni che si dipartono da lesene.

L’interno appare spoglio e privato dei tre magnifici altari lignei barocchi che la adornavano, altari ora conservati nella chiesa di San Matteo a Comasine al fine di preservarli da possibili trafugazioni.