ALTITUDINE: |
1.192 s.l.m. |
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ABITANTI: |
336 (intero comune 1.902) |
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Il paese di Celledizzo (Celletitium) è adagiato in leggera pendenza su un conoide alluvionale; nei prati antistanti si notano i grossi massi portati dalla valanga del 1888. Il termine Celledizzo dovrebbe essere toponimo di origine romana, derivato dal latino «cella»: nei documenti medievali il termine indica sia "minima unità territoriale" che "dispensa per i cibi - deposito dei prodotti dei campi" e dall'XI secolo anche "chiesetta, cappella". Caratteristici dell'abitato sono i numerosi rustici con avvolti aperti e grandi travature lignee. Lungo la prima strada di accesso al paese si trova la vecchia segheria, accanto alla quale è presente la piccola tettoia del "travai", un tempo utilizzata per la cura degli zoccoli bovini. La chiesa è collocata in posizione dominante, con sagrato e cimitero delimitati da un muraglione; per costruire il grosso campanile, a torre, con balaustra e pinnacoli sommitali, venne accorciata la cappella di Sant’Antonio. Della chiesetta, detta "basèrga", rimane solo l'antica abside con pregevoli affreschi attribuiti ai fratelli Giovanni e Battista Baschenis (1473). La chiesa è dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano ed è attestata nel 1320, anche se avrebbe origini più antiche, in quanto matrice di tutte le cappelle della Valletta. L'attuale edificio risale al 1500 e conserva accanto alla stretta entrata laterale, una bella edicola in pietra finemente lavorata. L'interno ha un'unica navata con volte costolonate; accoglie 4 altari, il maggiore in marmo policromo. Le relative quattro ancone sono in legno dorato ed intagliato: tre sono opere del Lenner. La Via Crucis dipinta è di Giuseppe Craffonara. Dalla chiesa parte una strada forestale verso malga Borche e malga Levi, raggiunte le quali è possibile intraprendere un sentiero che porta in Val di Rabbi. All'interno del paese sono presenti anche numerose fontane, che permettevano di soddisfare i bisogni della comunità e in passato erano luogo di ritrovo e aggregazione.