ALTITUDINE: |
1.196 s.l.m. |
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ABITANTI: |
97 (intero comune 1.902) |
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Dalla provinciale si imbocca la strada per Comasine (Comasina), scendendo prima al ponte sul fiume Noce, accanto ad un mulino del ‘600 dove ora, a fianco delle macine ormai ferme da tempo, si può gustare la migliore cucina solandra. Di origine preromana la parole Comasine potrebbe risalire al termine «cama» (altura smussata), oppure essere affiancata ai toponimi Como, Comasna nel Lodigiano, o all'etnico Camuni per la stretta pertinenza territoriale. Comasine è uno dei più interessanti abitati del Trentino per le case bianche d’intonaco e scure nelle sovrastrutture lignee e nere per i tetti di scandole. Comasine fu culla dell’attività mineraria della Val di Sole: nel XV secolo l'attività mineraria ebbe un nuovo impulso con l'estrazione di magnetite e il conseguente interesse verso il bosco. I minatori necessitavano di legname per armare le gallerie e costruire le baracche. Lo scambio di tecniche fusorie con la Val Camonica e la Valtellina portò ondate migratorie di manodopera specializzata. L’attività fu sospesa nel 1857. Lungo la strada forestale che conduce alla Val Comasine sono visibili le entrate di due miniere che al suo interno noon sono visitabile perché non agibili.
All’interno del paese spicca la chiesa dedicata a San Matteo: particolare non riscontrabile in nessun altro edificio religioso della valle è la disposizione interna a croce greca della chiesa, disposizione dovuta al susseguirsi di ampliamenti e restauri. La chiesa possiede un tozzo campanile, ricostruito nel 1856 in seguito all'incendio del 1853; pregevole è il portale tardo-rinascimentale in pietra (1619). Verso monte è possibile notare una seconda entrata che la tradizione vuole un tempo riservata ai minatori come pure lo spazio immediatamente interno. La struttura attuale della chiesa risale al 1462: di gran pregio sono i 3 altari lignei portati dalla chiesa di Santa Lucia, per una migliore conservazione e sorveglianza. Il maggiore è quello della santa, riccamente intagliato e dorato, con una pala che nasconde nella nicchia un'antica statua lignea della patrona. L'altare è attribuito ai Ramus, mentre sarebbero del Lenner gli altri due. Salendo dopo la chiesa per la ripida strada, si passa accanto alla casa dei progenitori di Giacomo Matteotti, il deputato socialista trucidato dai fascisti a Roma (1924): una lapide ne ricorda la figura. Usciti dal paese si può raggiungere, dalla stradina accanto al capitello di Sant’Antonio o per la strada forestale girando a monte del colle, la chiesa di Santa Lucia, situata in una posizione solitaria e panoramica, gelosa custode dei segreti di intere generazioni di minatori. Costruita per volere dei minatori, venne circondata nel ‘500 da un portico; nei pressi vennero rinvenute monete romane, armi, utensili, reperti distrutti nell'incendio del 1853. Sulla sommità del dosso, detto "Castel", stava un probabile castelliere preistorico. In paese una vecchia strada scende in fondovalle, al Forno di Novale, sede dei forni fusori per la prima lavorazione del minerale ferroso.